Osservatorio Polo Tecnico Professionale
PRO.VI
Analisi del contesto e riflessioni preliminari
L’Osservatorio dei profili occupazionali per l’integrazione e il miglioramento dell’offerta formativa del Polo Tecnico Professionale PRO.VI si propone come interfaccia fra il mondo scolastico della formazione professionale, l’università e il mondo del lavoro. Il gruppo di lavoro sui profili professionali di PRO.VI sviluppa un piano condiviso per identificare le migliori strategie di azione su tutta la filiera formativa e lavorativa.
Le aree di interesse del Polo PROVI sono legate ai Servizi alla Persona ed, in particolar modo ad Anziani, Disabilità sensoriale, Disabilità psichica, Disabilità motoria e Famiglie
Gli obiettivi dell’Osservatorio sono:
IL CONTESTO
Il contesto socio-sanitario-assistenziale
Nel panorama internazionale e nelle strategie locali di assistenza alla persona, si fa sempre più spazio l’esigenza di un trattamento domiciliare e della riduzione dei costi di assistenza sanitaria istituzionale dei soggetti “fragili”.
Le strategie di coping degli stati di bisogno vanno rafforzate e le figure professionali e familiari di aiuto devono fruire di sostegno, indirizzo, ma anche di una adeguata formazione affinché la persona sia tutelata da aggravamenti impropri.
Le azioni di sostegno alle autonomie e di mantenimento dello stato “attivo” e di salute sono nelle attuali priorità del settore socio-assistenziale, corrispondendo a costi di minor impatto per il sistema in una logica di medio-lungo termine.
Infine l’allungarsi della vita media delle persone e lo stato di salute garantiti alle persone impongono sistemi di accadimento/sostegno prolungati e proattivi.
Il costo sociale di un ricovero è inoltre molto alto, e presenta un ulteriore aggravio sulla famiglia. Mantenere le autonomie e la vita attiva dei soggetti fragile è obiettivo condiviso per gli interventi professionali e per la qualità della vita offerta.
Il contesto scolastico
Una recente analisi dei dati sulle preferenze dei ragazzi delle Scuole medie sulla scelta degli Istituti Superiori, per le iscrizioni 2014 evidenzia che i giovani scelgono:
Dal confronto con i Presidi si evince che gli iscritti ai corsi Professionali corrispondono, nella maggior parte dei casi, ad un profilo di difficoltà ed una ridotta motivazione personale.
Per quanto riguarda l’istruzione nel settore socio-sanitario, sebbene il diploma dell’Istituto professionale consenta l’accesso all’università o a corsi professionali, difficilmente i ragazzi ottenuto il diploma decidono di proseguire gli studi.
Il corso per la professione OS, in particolare, è connotato da scarso appeal per i ragazzi.
In Liguria nell’Istituto Caboto è stato istituito un corso triennale di stage, dalla terza alla quinta, che permette ai neo-diplomati di accedere all’esame per diventare OS, questo grazie ad un accordo particolare con la Regione Liguria che finanzia anche lo stage. I ragazzi seguiranno corsi che non sono previsti dal regolamento nazionale e questo sta producendo in alcuni casi problemi di compatibilità, non solo di orari ma anche di contenuti. La scelta di perseguire il titolo di OS comporta pertanto un maggiore impegno scolastico e un aggravio nell’orario curriculare che raramente incontra il favore degli allievi.
Il contesto aziendale
Le aziende del settore socio-sanitario-assistenziale esprimono la difficoltà di identificare le competenze nei potenziali nuovi assunti e di poterle rapportare con le esigenze e i bisogni aziendali per specifici ruoli. E’ fondamentale identificare sistemi di certificazione delle competenze e formalizzarne il riconoscimento presso il registro regionale.
Il contesto occupazionale
Nell'ultimo decennio l'area dei servizi di cura e assistenza per le famiglie ha rappresentato per il nostro Paese un grande bacino occupazionale. Il numero dei collaboratori che prestano servizio presso le famiglie, con formule e modalità diverse, è passato da poco più di un milione nel 2001 all'attuale 1 milione 655mila (+53%), registrando la crescita più significativa nella componente straniera, che oggi rappresenta il 77,3% del totale dei collaboratori. Sono 2 milioni 600mila le famiglie (il 10,4% del totale) che hanno attivato servizi di collaborazione, di assistenza per anziani o persone non autosufficienti, e di baby sitting. Si stima che, mantenendo stabile il tasso di utilizzo dei servizi da parte delle famiglie, il numero dei collaboratori salirà a 2 milioni 151mila nel 2030 (circa 500mila in più). È quanto emerge da una ricerca realizzata dal Censis e dall'Ismu per il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.
I servizi di collaborazione domestica in Italia si caratterizzano ancora per la forte destrutturazione, anche quando comportano un'assistenza specialistica a persone non autosufficienti. Esiste poi una sottovalutazione del valore delle competenze, visto che solo il 14,3% dei collaboratori ha seguito un percorso formativo specifico, sebbene il 60% di essi si occupi dell'assistenza di una persona anziana. Va sottolineata anche l'assenza di intermediazione nel rapporto di lavoro. Solo il 19% delle famiglie si avvale di intermediari per il reclutamento. Ed esiste un'ampia area di lavoro totalmente irregolare (il 27,7% dei collaboratori) e «grigio» (il 37,8%) che si accompagna però al progressivo consolidamento di un quadro di tutele.
In questo quadro, non possono essere trascurate le difficoltà che sempre più famiglie incontrano non solo nel reclutamento, ma anche nella gestione del rapporto con i collaboratori. Il vero problema però resta di natura economica: in fatti il welfare informale ha un costo che grava quasi interamente sui bilanci familiari. A fronte di una spesa media di 667 euro al mese, solo il 31,4% delle famiglie riesce a ricevere una qualche forma di contributo pubblico, che si configura per i più nell'accompagnamento (19,9%). Si stima che nel 25% delle famiglie in cui è presente una persona da assistere, e non si possa ricorrere ai servizi di un collaboratore, vi è una donna (nel 90,4% dei casi) giovane (il 66% ha meno di 44 anni) che ha rinunciato al lavoro: interrompendolo (9,7%), riducendo significativamente l'impegno (8,6%) o smettendo di cercarlo (6,7%).
Con una domanda crescente di protezione sociale, è indispensabile incrociare il «welfare familiare», che impiega rilevanti risorse private, con un intervento pubblico di organizzazione e razionalizzazione dei servizi alla persona basato su vantaggi fiscali alle famiglie per garantirne la sostenibilità sociale.
RIFLESSIONI PER PIANIFICARE IL FUTURO
In questo contesto, l’Osservatorio del Polo Provi ha evidenziato chiare necessità in vista di una pianificazione della futura formazione e istruzione nel settore sei Servizi alla Persona: